Paratesti di un romanzo storico: quali inserire e perché

da | 6-09-24 | Narrativa storica

I paratesti sono “l’insieme di produzioni, verbali e non verbali, sia nell’ambito del volume stesso (quali il nome dell’autore, il titolo, una o più prefazioni, le illustrazioni, i titoli dei capitoli, le note), sia all’esterno del libro (interviste, conversazioni, corrispondenze, diarî, ecc.), che accompagnano il testo vero e proprio e ne guidano il gradimento da parte del pubblico”, secondo la definizione della Treccani.

Concentrandosi sul primo sottoinsieme, detto anche “peritesto”, lo differenzierei a sua volta in due categorie: paratesti “promozionali” (titolo, copertina, quarta di copertina ecc.) e paratesti “redazionali” (introduzione, pre/postfazione, note, bibliografia ecc.). Lì dove i primi hanno la funzione di rendere appetibile il libro e venderlo, i secondi hanno la funzione di approfondire determinati aspetti del testo.

In questo articolo, ci concentreremo sulla seconda tipologia e ti illustrerò quali sono, a mio avviso, i paratesti più utili da inserire in un romanzo storico.

Glossario: vantaggi e rischi

Foto di un libro con glossario e sopra una margherita con una chiave.

Il glossario è un elenco di parole straniere, arcaiche o comunque non appartenenti all’italiano standard, e di solito lo si trova alla fine di un volume. È un paratesto molto comune nella saggistica, ma che si vede poco nei romanzi storici contemporanei. Nonostante, a mio avviso, possa essere utile in certe circostanze.

Avere una traduzione di alcuni termini potenzialmente oscuri può rendere più agevole la lettura senza dover ricorrere alle famigerate note, di cui parleremo tra poco. Tuttavia, non bisogna esagerare. 

Il glossario deve essere un accessorio, non un elemento chiave per la comprensione del testo. Eventuali parole straniere dovrebbero poter essere comprensibili all’interno del contesto in cui si trovano, altrimenti chi legge sarà costretto a fare avanti e indietro nel libro. E, a questo punto, sarebbero effettivamente più utili delle note a piè di pagina.

Dove collocare il glossario?

Spesso, quando lo vedo presente, il glossario è posto alla fine del romanzo, ma non è una posizione ottimale. In pochi, quando iniziano un libro, vanno a controllare le ultime pagine per vedere se è presente un glossario. La maggior parte inizierà a leggere dalla prima pagina e potrebbe scoprire solo alla fine della presenza del glossario: cosa che, probabilmente, si vorrà sapere subito.

Al contrario, inserendolo all’inizio si metterà subito in chiaro la sua presenza. Certo, magari chi legge vorrà andare subito al succo della storia e non leggerà i paratesti, ma almeno saprà dell’esistenza di un glossario.

Le famigerate note a piè di pagina

Foto di un libro con una nota a piè di pagina

Passiamo ora a una questione spinosa e dibattuta: nei romanzi storici, le note a piè di pagina servono oppure no?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima capire le funzioni principali delle note. Le più frequenti sono:

  • fonti bibliografiche da cui è tratta un’affermazione o una citazione;
  • traduzione di termini stranieri;
  • digressioni, riferimenti biografici o approfondimento di un certo aspetto.

Da queste funzioni principali, emerge subito come le note siano necessarie in un testo di saggistica. Nei testi specialistici, infatti, bisogna argomentare le proprie opinioni, basarle su fonti attendibili e offrire spunti per approfondire il proprio discorso. Ma tutto questo, in un romanzo, è essenziale?

A mio avviso no. Ciò che è contenuto in un romanzo storico non deve necessariamente essere dimostrabile. Certo, se scrivi una castroneria qualcuno se ne accorgerà, ma con un romanzo stiamo raccontando una storia, non stiamo argomentando una tesi: ed è questa la differenza fondamentale.

Come ridistribuire il contenuto delle note

Inoltre, tutto ciò che può essere contenuto in una nota può sempre essere inserito in altri paratesti o nel testo stesso

Tornando al glossario, le traduzioni di eventuali parole straniere possono rientrare in questo paratesto. Mentre, per quanto riguarda le digressioni e gli approfondimenti, questi devono sempre seguire una logica di “economia narrativa”. Se sono informazioni importanti ai fini della storia, allora devono essere incorporate nella narrazione e non c’è motivo per cui si trovino a parte. E questo, ovviamente, dovrà essere fatto senza incorrere nel problema dello spiegone/infodump.

Al contrario, se queste informazioni sono accessorie, non c’è motivo di inserirle da nessuna parte, a meno che non siano delle curiosità storiche invitanti per chi legge. Allora, il posto più indicato per inserirle sarà una postfazione/nota storica finale. Andiamo a vedere più nel dettaglio come!

Tanti nomi, un unico paratesto

Foto collage di tre postfazioni diverse nei libri

Nei romanzi storici contemporanei, non è raro imbattersi in postfazioni, note storiche o note dell’autore (i modi per chiamare questo paratesto sono molteplici), in cui chi ha scritto il romanzo effettua una sorta di “dietro le quinte” del libro.

Solitamente, viene svelato cosa c’è di storicamente accurato nel romanzo e cosa è frutto di invenzione, quali sono state le ricerche effettuate, come è nata l’idea e come la si è sviluppata. In questa nota può trovare spazio un po’ di tutto, l’importante è che ciò che viene raccontato sia di interesse per chi legge e possa costituire un utile approfondimento del romanzo.

Quando scrivere una nota finale

L’utilità di questi paratesti è quella di ampliare l’esperienza di lettura, far sbirciare dietro le quinte del lavoro dello scrittore. Questo ha il vantaggio di fidelizzare chi legge, rendendo più appagante la lettura stessa del romanzo. Non sempre, però, scrivere una nota di questo tipo è necessario.

Infatti, per romanzi di ambientazione storica, con personaggi d’invenzione e senza molti eventi storici reali, questa è superflua. Si arriverebbe, infatti, a scrivere semplicemente di aver inventato tutto o quasi, e anzi potrebbe rivelarsi perfino controproducente, sminuendo il valore del proprio lavoro. 

Per cui, a meno che non sia doveroso fare premesse specifiche, questa nota è rivolta soprattutto a chi scrive romanzi storici con personaggi realmente esistiti e basati su numerosi eventi storici.

Bibliografia

Foto di un indice bibliografico

Passiamo ora a un altro elemento molto delicato e dibattuto: la bibliografia.

Per questo paratesto si può fare un discorso simile alle note a piè di pagina. La bibliografia, infatti, è necessaria per la saggistica, poiché bisogna dare l’opportunità a chi legge sia di approfondire l’argomento della ricerca, sia di verificare tutto ciò che abbiamo scritto. Al contrario, nella narrativa, venendo meno questa esigenza, viene meno anche la necessità di una bibliografia. La ricchezza della documentazione dovrebbe emergere dalla ricostruzione narrativa del contesto storico, dalla qualità e dalla precisione dei dettagli, non da un elenco di titoli (forse) letti.

Valuta caso per caso

Tuttavia, se le note sono spesso un elemento di intralcio alla narrazione, che distraggono chi legge spezzando il flusso di lettura, la bibliografia non ha questo svantaggio. Trovandosi alla fine del libro, la sua presenza è meno fastidiosa, per cui può esserci tanto quanto non esserci. Dipende anche dalla tua visione autoriale da quanto un elenco di titoli consultati possa infonderti “sicurezza” nei confronti della tua opera.

L’importante, come per ogni altro paratesto, è evitare di tirarsela e, soprattutto, evitare che la bibliografia possa ritorcersi contro di te. Se inserisci un testo specifico, assicurati di averlo studiato con attenzione e, soprattutto, di aver infuso correttamente nel romanzo il suo contenuto informativo. Se, per esempio, in un romanzo medievale leggo nella bibliografia l’ipotetico saggio Vita quotidiana nel Medioevo. Usi e costumi, e poi di vita quotidiana non c’è neanche l’ombra, potrei rimanere perplesso.

Mappa

Foto di una mappa della città di Parma nel 1914

Infine, vale la pena menzionare un elemento tipico del genere fantasy, ma che anche nel romanzo storico ha la sua importanza: la mappa.

La mappa è utile sia per dare a chi legge una visione più chiara della geografia del romanzo, sia anche solo per abbellire il romanzo da un punto di vista estetico. Cosa che non è fine a sé stessa, ma che ha la sua rilevanza in ambito promozionale. A tal riguardo, la mappa potrebbe anche essere slegata dal libro e usata come gadget, stampata a parte e da regalare come omaggio a chi acquista il libro.

La mappa, però, non deve essere la giustificazione per un’ambientazione sciatta. Non posso essere poco chiaro nel definire la geografia del romanzo “perché poi tanto c’è la mappa”. Errore gravissimo. La mappa, perciò, ha un valore puramente accessorio e, appunto, più legato al marketing (come può essere anche la copertina).

Conclusione

Con questo articolo ho illustrato alcuni paratesti (utili o meno) che possono essere implementati in un romanzo storico. Ovviamente non ci può essere nessuna ricetta precostituita e la loro selezione dipende dal tuo caso specifico.

Sei un self publisher? Allora potrai scegliere tutto in autonomia. Ma se hai pubblicato in modo tradizionale, dovrai fare i conti con le direttive del tuo editore. In certi casi potrebbe non ammettere nessun paratesto, in altri casi potrebbe imporli come obbligatori, in certi altri ancora lasciarti completa libertà.

In ogni caso, i principi fondanti che dovranno guidare la scelta dei paratesti da inserire sono sostanzialmente due:

  • evitare di indulgere in pretenziosità e autocelebrazione;
  • informare, intrattenere e incuriosire chi leggerà il tuo romanzo.

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